Il Contrabbando Romantico di Montagna

‘’Lo facevano tutti, solo il prete non lo faceva’. Fa sorridere sentire questa frase detta da un vecchio ‘spallone’. Fa sorridere perché è espressione in realtà di una scelta di vita difficile, che fino agli anni 70’ voleva dire consacrare la notte alla Luna in montagna, sperando di portarsi a casa la bricolla, piena di caffè, riso e sigarette, e la pelle.
Il Contrabbando in Italia è antico quanto la sua nascita. Perché il contrabbando vive di FRONTIERE. Laddove esistono confini, esiste anche il contrabbando. E laddove le frontiere sono difficili da controllare, il contrabbando vive. La montagna diviene frontiera naturale da valicare, limite geografico non controllato che, seppur difficile da tracciare, diviene l’unica via per uomini e donne che di questo mestiere ne han fatto una scelta.
Cos’è che lo rendeva ‘Romantico’ allora, tanto tempo fa? Era il rapporto, la linea d’ombra che separava gli ‘sfrusadur’, dai ‘burlanda’, come venivano chiamate le due fazioni lassù, sul confine con la Svizzera. Linea d’ombra, sì, sfumata tra la complicità inespressa e la tolleranza manifesta. Non corruzione, ma mutuo aiuto. Amore e odio quindi. Ma anche conoscenza dell’altro, piena consapevolezza delle persone che si avevano davanti, della loro condizione familiare, dei veri motivi per cui uno ‘andava di frodo’. C’è chi davvero lo faceva per necessità, per sfamare i figli, soprattutto fino al primo dopoguerra. Dagli anni 50’ il contrabbando assume le dimensioni di un vero e proprio mercato controllato, con le sue regole e i suoi delitti. Sì, ma lontano dalle frontiere del Bel Paese? In Appennino il contrabbando ha radici più antiche forse, e risale al periodo delle terre dei Padroni. Era quello dei Ducati, ed era il contrabbando del sale! Con l’unità d’Italia il traffico va scemando, le montagne dell’attuale Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano cessano di essere crinali di confine per divenire un’unica terra sotto un’unica bandiera.
Ma il Contrabbando più emotivo è stato quello dal ’43 al ’45. Quando gli Spalloni diventano ‘Passatori’. Dopo la firma dell’Armistizio dell’Italia, si passa alla Merce umana. Difatti non tutti i contrabbandieri erano moralmente allineati, proprio come succede adesso. Cambiano i tempi, ma pochi sanno che al confine con le Alpi la Montagna viene ancora usata per il contrabbando. Solo che non è più esigenza, ora è pura convenienza, anzi vero e proprio guadagno. Soprattutto il confine alpino, è teatro di vite povere che tentano di passare giorno e notte per sfuggire al loro paese, per lasciarsi indietro guerra e omertà. Laddove esistono FRONTIERE, esisterà sempre il CONTRABBANDO.

Autore: Antea Franceschin – Controvento Trekking

Pubblicato sulla Rubrica Scarponi Rotti – giornale Rosso Parma

Data: 6 dicembre 2017